by admin
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Ai miei tempi la parola bullismo non esisteva, ma c’erano, eccome se c’erano, le offese e le aggressioni per chi era diverso.
Da una parte quelli nati belli e senza difetti, dall’altra gli storpi.
Gli epiteti erano tanti e coloriti: ciccione, palla di lardo, scheletro, cadavere, quattrocchi, secchione, pisciasotto, nano, gobbo, storto, brufolo, scorreggione, puzzone, caccola e tanti altri.
Io ero il ciccione, quello che non veniva invitato alle feste, quello che nessuno voleva in squadra, quello che le ragazzine guardavano schifate, quello che studiava ed era bravo a scuola perché non aveva altro da fare, quello che non andava al mare perché gli ridevano dietro, quello che piangeva da solo e passava le giornate a pescare con il cane.
Le ragazzine, d’accordo con i bulletti, ti sorridevano e facevano gli occhi dolci. Quando ti avvicinavi per salutarle, si tiravano indietro inorridite. E dietro tutti a ridere e a insultare. Le urla mi sembra di sentirle ancora.
C’è un aspetto che solo chi è stato umiliato nel profondo conosce: le cicatrici, figlie di quelle offese, restano per tutta la vita.
Poco importa se diventi un culturista con muscoli scolpiti e ventre piatto.
Dentro rimani un ciccione e passi la vita a cercare conferme.
Il bambino grasso e scacciato da tutti continua a piangere e devi rassicurarlo.
Non ho consigli per i ragazzi vittime di torture verbali e fisiche. Quando sei sotto il temporale, e non hai l’ombrello, puoi solo bagnarti.
Ci sono due fattori importanti, però, che dovete considerare.
Il primo: ciò che state sopportando sarà il concime del vostro futuro. Voi siete migliori.
Il secondo: la vita futura dei bulli sarà uno schifo. Coloro che in gioventù mi hanno offeso e umiliato si sono rivelati uomini elementari e privi di capacità. Nella vita hanno realizzato solo fallimenti.
Immaginate di essere su un ring. Ora state incassando colpi. Dovete proteggervi come meglio potete.
Verrà il vostro momento.
E sarete voi a rimanere in piedi alla fine.
