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Il cugino di Itaru Sasaki morì improvvisamente nel 2010.
Il rapporto fra loro era molto stretto e la prematura scomparsa aveva lasciato frasi non dette, sentimenti non palesati.
Itaru, alla ricerca di conforto, decise di installare nel suo giardino, a Otsuchi nel nord est del Giappone, una cabina telefonica collegata con l’aldilà.
Quando sentiva il bisogno di raccogliersi e comunicare con il cugino si chiudeva nella cabina, posizionata di fronte all’oceano, e componeva il numero del cugino.
Parlava con lui, gli confidava segreti e paure.
L’11 marzo del 2011 ci fu il terribile Tsunami che uccise migliaia di persone. Famiglie distrutte, madri che avevano perso figli: milioni e milioni di parole non dette si libravano nell’aria.
A qualcuno venne in mente la cabina telefonica del buon Itaru Sasaki.
Fu così che, piano piano, iniziò il pellegrinaggio. Le persone si recavano a casa dell’uomo e gli chiedevano di potere usare la sua cabina telefonica.
– Posso fare una telefonata a mia sorella? Volevo dirle che le è nata una nipotina.–
– Oggi è il compleanno di mio figlio, vorrei fargli gli auguri.–
– Mio padre mi portava sempre con sé a pescare, voglio dirgli della medaglia che ho vinto.–
Il vecchio telefono a disco di Itaru continua a girare affidando parole e sentimenti all’etere.
Claudio Colombi. Autore del libro “La Bibbia di Kolbrin”